Abusi e vessazioni nello sport
Nei mesi scorsi la ginnastica femminile italiana venne travolta dallo scandalo di vessazioni nei confronti delle atlete.
E’ quindi di grande interesse una ricerca sugli abusi nello sport commissionata da Change TheGame a Nielsen, la prima del genere realizzata nel nostro Paese.
Change TheGame è un’associazione, iscritta al Forum del Terzo Settore, fondata nel 2017 dalla giornalista e saggista Daniela Simonetti su ispirazione di Paola Pendino, magistrato del Tribunale di Milano e da Alessandra Marzari, presidente del Consorzio Vero Volley
I dati della ricerca, curata da Lorenzo Facchinotti, purtroppo non sono confortanti: quasi il 40% degli atleti interpellati infatti ha detto di aver subito prima dei 14 anni età maltrattamenti, soprattutto psicologici, critiche ed umiliazioni per l’aspetto fisico.
Solo il 6% di loro era di livello nazionale, un problema quindi che riguarda l’attività di base e giovanile dove le priorità dovrebbero essere non quelle di crudeli selezioni per risultati ad ogni costo.
Il 32% delle vittime ha abbandonato l’attività sportiva, il 13% lamenta problemi di salute temporanei, il 6% addirittura cronici.
Allenatori ed allenatrici sono coinvolti nel 31% dei casi: lo sport dove si registra il numero più elevato di denunce è la ginnastica, quello con meno segnalazioni è il nuoto.
Nessuno degli intervistati della ricerca aveva aspirazioni agonistiche particolari ma intendeva lo sport come momento di svago e di socializzazione, opportunità per stare con altri bambini e migliorare il proprio stile di vita.
Di fronte a questi dati nessuno può minimizzare né voltarsi dall’altra parte.
Dirigenti ed allenatori delle federazioni, ma anche e soprattutto degli enti di promozione sportiva come il CSI, devono avere competenze sempre più specifiche per affrontare questi problemi: il primo step è quello di una formazione che sia davvero efficace per coloro che interagiscano con i giovani, non ci si può improvvisare in ruoli così delicati.
In alcuni ambienti purtroppo, nonostante belle dichiarazioni di principio, persiste una “cultura tossica” che cerca il risultato ad ogni costo a discapito della tutela delle condizioni fisiche ed emotive dei giovani.
Troppe volte infatti vengono “esaltati” allenatori che vincono con comportamenti aggressivi ed intimidatori: un malcostume da sradicare perché l’approccio con i ragazzi deve essere sempre positivo e rispettoso.